PATTO ECOLOGISTA RIFORMISTA
Carta dei Valori
La politica deve essere al servizio di tutte le cittadine e cittadini, si fonda su valori condivisi e agisce con responsabilità operando scelte per il bene comune.
La politica è l’arte di coniugare la visione ideale con il mondo del realizzabile. In questo modello politico le comunità sono protagoniste. Ci proponiamo come forza aperta al cambiamento, impermeabile a interessi PERSONALISTICI.
Ci riconosciamo nei principi che sono alla base della Costituzione Italiana al fine di perseguire una realtà politica democratica, libera, inclusiva, moderna e attiva.
Centralità delle persone
La politica, da noi intesa, ha come fine la ricerca del bene comune. Essa rappresenta la più alta e nobile espressione sociale dell’uomo. La politica è chiamata a guidare la comunità con trasparenza, responsabilità e senso dello Stato.
Le cittadine e i cittadini, la comunità, le istituzioni sono promotori di proposte concrete. La politica è l’ambito in cui si dialoga e ci si confronta su idee differenti per il bene collettivo, l’ambito in cui si promuove l’attivismo e la partecipazione di tutte le forze sociali e individuali, al di là delle ideologie che muovono i vecchi apparati partitici tradizionali.
Le persone rappresentano il fine dell’agire politico. La dignità dei cittadini e la piena realizzazione dei diritti umani sono valori imprescindibili.
Uguaglianza e sussidiarietà
L’incontro delle idee e delle culture differenti rappresenta un processo costruttivo in grado di favorire lo sviluppo della società.
Ci unisce la volontà di rilanciare il processo di integrazione per una rinnovata comunità federale europea capace di affermare la sovranità del cittadino a tutti i livelli istituzionali.
La cittadinanza attiva, libera e partecipe, finalizzata al perseguimento del bene comune è un diritto inalienabile che va tutelato e garantito. Il principio di sussidiarietà sta alla base del decentramento. Le persone e le comunità hanno il diritto di realizzare ciò che possono grazie alla loro libera iniziativa.
Etica e legalità
L’ETICA INSIEME AL PRINCIPIO DI legalità SONO COMPONENTI imprescindibili PER una politica seria, onesta ed in grado di assumersi la responsabilità morale di rappresentanza della cittadinanza senza perdere mai di vista la volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui.
Laicità
La politica è autonoma rispetto alle autorità economiche e culturali. La società e i cittadini sono liberi di autodeterminarsi con le proprie scelte in ogni ambito dell’espressione umana e nel rispetto della libertà altrui, secondo le leggi di uno Stato di Diritto laico, includente, aperto a contributi ideali provenienti dalle molteplicità della società.
Tutela dell’ambiente: La politica deve essere attenta e rispettosa dell’ambiente e delle persone che lo vivono, deve garantire la qualità ambientale e promuovere azioni di rigenerazione urbana, ATTRAVERSO LA mobilità sostenibile e L’innovazione tecnologica. Uno sguardo nuovo deve caratterizzare una politica ambientale che guardi alla terra come “oikos”, una casa comune e Madre. Come tale va non solo tutelata ma considerata parte fondamentale nelle politiche economiche, ritenendo la sostenibilità essenziale nel ciclo vitale che crea l’armonia tra gli esseri viventi, noi umani in primis. La Terra va amata e considerata fonte e sostegno della vita, non un mero e semplice serbatoio di risorse.
Promozione della bellezza e della cultura: consapevoli che l’Italia è una nazione il cui patrimonio culturale è costituito dalla sua storia millenaria, dai beni artistici, dall’armonica simmetria degli edifici monumentali e dei suoi borghi, dalla qualità paesaggistica, dai nomi illustri che hanno reso celebre la sua poesia, la letteratura, la musica, la pittura, l’arte, la scienza e l’architettura, ci impegniamo a promuovere e a tutelare in ogni sua forma e azione la bellezza, la cultura e la storia d’Italia. Ci impegniamo a difendere e a dare impulso alle sue numerose ed eterogenee eccellenze territoriali, sostenendo e promuovendo i beni materiali e immateriali che fanno dell’Italia una terra di bellezza e di cultura.
Esperienza amministrativa e cittadinanza attiva: ciò che lega la parola data ai fatti, o l’idea di un prodotto alla qualità del prodotto finito, sono l’esperienza e la competenza. L’esperienza è la conoscenza della materia acquisita sul campo, la competenza è l’arte di orientarsi nel mondo attraverso l’esperienza. Entrambe, legate all’arte politica, contribuiscono a formare buoni amministratori e cittadini attivi. L’Italia ha bisogno di guide esperte e competenti, mentre la politica ha bisogno di merito e di qualità. Per questo il nostro agire si baserà sempre sulla competenza e non sul favoritismo, sulla capacità dell’individuo e non sul clientelismo.
Territorialità e autonomia: L’Italia è una e indivisibile, ma riteniamo l’autonomia dei territori, unita alle peculiarità degli stessi, un elemento di forza e non di debolezza. L’Italia deve saper fare quadrato attorno ai territori, alle loro caratteristiche e tipicità, tutelando e promuovendo le eccellenze. Al tempo stesso i singoli territori devono saper fare squadra, nella consapevolezza che le differenze arricchiscono e impreziosiscono, ma l’unione delle energie e delle forze è il vero motore dello sviluppo economico e sociale del Paese.
Europeismo: l’Europa è la casa di tutti noi, figli di popoli e culture diverse, culla della nostra civiltà. Essere cittadini europei significa marciare uniti verso ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza. Non può esistere un’Europa senza nazioni, sarebbe una scatola vuota delimitata solo da confini geografici, ma non possono coesistere nazioni senza Europa, che dei singoli Stati rappresenta l’anima. Il perimetro dell’Europa non è delimitato soltanto da confini geografici naturali, ma dal suo umanesimo e dalla sua storia, dal suo passato e dalla direzione che gli europei tracciano nel suo presente. L’Europa è un continente, un’alleanza, un crogiolo di diversità, una famiglia.
Rifiuto dei totalitarismi
Condanniamo e contrastiamo concretamente ogni politica, ideologia, azione di natura totalitaria, antidemocratica, illiberale, irrispettosa delle diversità, delle libere scelte individuali e in contrapposizione allo Stato di Diritto, democratico e laico.
Siamo convinti che il realismo basato sulle idee, sulla creatività, sulla conoscenza e l’intelligenza collettiva debba vincere sulle ideologie che distolgono l’attenzione dagli interessi reali dei cittadini per alimentare gli interessi dei professionisti della paura.
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IMPEGNO POLITICO
La società che sogniamo, la società che vogliamo
Quel che ci spinge ad agire e a proporre una politica fondata sulla concretezza e sul realismo, sui bisogni dei nostri concittadini e sulla forza intrinseca dell’essere una comunità sono le seguenti domande: è davvero questo il Paese che vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli? E’ davvero questa la migliore delle società possibili?
Se scavassimo a fondo nel terreno su cui poggiano oggigiorno l’etica e la cultura morale della nostra società, le prospettive e gli obiettivi della politica che la guida, e le aspettative delle persone che qui hanno le proprie radici, troveremmo una serie di contraddizioni e inquietudini sopite che sono come una pentola in ebollizione, in un’Europa sfiancata dalla crisi e da spaccature apparentemente insanabili. Non esiste ad oggi un’agenda politica che sia capace di armonizzare le aspettative dell’individuo e della società con i bisogni e le urgenze dell’Italia e dell’Europa. Il profondo gap tra politica e società, più volte confermato dalla scarsa partecipazione alle urne nelle competizioni elettorali, rappresenta una grave minaccia alla vita democratica e attiva del cittadino. La comunità si fonda sull’attività e sullo spirito democratico delle persone, il suo è un sentimento di condivisione tra persone che marciano unite verso uno stesso obiettivo. La politica, facendo trait d’union tra società e bisogni, rappresenterebbe il basamento democratico e istituzionale delle comunità, ma se abdica a questo suo essenziale ruolo le comunità prima si individualizzano e infine si raggruppano in folle disordinate, in cui a prevalere è il populismo individualista.
Contro i populismi
Il populismo è davanti a noi, avanza nella società e in alcuni partiti. Si nutre della paura. Oggi il sentimento che sibila nelle nostre città porta con sé parole che sono come erbacce in seno alla società: “rifiuto”, “paura” e “anti” (come prefisso dell’esclusione). Il populismo non unisce partiti, donne e uomini in un sentimento comune verso un obiettivo comune. Non ha bandiera, il populismo, né si fonda su un programma politico reale. È raggruppamento di individui che hanno come fine un proprio e personale scopo. Il populismo che vince lascia ai posteri le macerie di una società senza organizzazione, di una comunità senza spirito comunitario. L’unica unione che promette è quella della paura.
Invece, ecco l’impegno per la società che sogniamo, per la società che vogliamo.
Che fare?
Anzitutto, alle parole che dividono noi ne contrapponiamo altre che uniscono. Alla paura noi contrapponiamo la fiducia: verso le istituzioni come mediatrici tra la società e i suoi bisogni, verso una politica realista, pragmatica e creativa che non insegue ideologie o convinzioni precostituite, perché non avendo dogmi applica il buonsenso e il buon governo laddove sono richiesti, ed entrambi non sono né di destra né di sinistra. Al rifiuto del diverso, dell’emarginato sociale, del debole, dell’altro da sé noi contrapponiamo la comunità e lo spirito dell’uguale: “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto” (John Donne). Ciò che ci unisce, infatti, è l’idea di una cittadinanza attiva, libera e partecipe il cui battito vitale viene ritmato da diritti e doveri. I diritti sanciti dalla Costituzione, i doveri dallo spirito civico e civile. All’odioso prefisso dell’esclusione “anti”, infine, contrapponiamo l’unità che sprigiona l’inclusione: il rischio di una maggioranza è di porre ai margini della dialettica democratica le varie minoranze. In un mondo globalizzato e interconnesso, in una società multiculturale, laica ed europea “noi” e “gli altri” sono idiomi che non hanno ragione di esistere. L’integrazione, di per sé, è un termine sbagliato perché implica necessità di accettazione. L’inclusione, invece, è l’unione che supera le paure, è la condivisione che vince l’indifferenza, l’accoglienza che vince la marginalizzazione. La politica sta abbandonando il ruolo di guida culturale perché nel suo lessico sta lentamente inserendo il linguaggio della paura: non si presenta più al timone della nave e in più teme l’impopolarità, preferisce inseguire le ansie, le inquietudini e le angosce della società.
La parola fratellanza è stata quella più dimenticata o poco praticata della famosa triade “ liberté, égalité, fraternité “. Lo vediamo, in politica, ,all’interno dei partiti dove rancori, personalismi, faide, lotte per bande fanno smarrire il senso di appartenenza, di adesione a valori e programmi per il bene comune. Praticarla è un obiettivo che richiede convinzione e gradualità di “ Buone Pratiche” perché, appunto, è un percorso poco praticato,. Faticoso, ma fattibile.
Di fronte a tutto ciò, quello che possiamo fare noi è metterci in gioco. Probabilmente non esiste il potere di creare dal nulla l’Italia e l’Europa che desideriamo, ma è arrivato il tempo di cominciare a pensare che cosa possiamo fare nel breve e nel lungo termine, cercando di ottenere il massimo in un contesto storico devastato dalle incertezze. Stiamo davvero costruendo il mondo che desideriamo?
Da dove vogliamo partire?
L’idea di Europa
La risposta è una sola: anzitutto da uno spirito culturalmente unitario. Ci sentiamo italiani d’Europa, ed europei d’Italia. Sentiamo che l’anima dell’Europa, culla del liberalismo, della democrazia e dell’illuminismo è la nostra casa e il nostro futuro unitario. Come cittadini europei siamo legati dalla storia, dalla cultura e dalla politica, mentre oggi i problemi italiani sono problemi europei, come la crisi in seno alla nostra società è una crisi europea. Victor Hugo diceva che “La guerra in Europa è una guerra civile”, e dunque affermiamo che l’Europa è il nostro domani: qualsiasi altra cosa lontana da questo concetto non ci rappresenta.
Facciamo nostre le parole delle istituzioni che alle ruspe, che servono per demolire, e alle barriere, che servono per dividere, contrappongono la pietra che edifica e i ponti che uniscono.
Ma quale Europa? Certo quella dei diritti e della democrazia. L’Europa ha in sé delle contraddizioni da sanare e per farlo ha bisogno di ristabilire il primato della politica sull’economia e sulla finanza. Una democrazia che riunisca le nazioni europee sotto un unico presidente e i cittadini europei sotto una grande bandiera. Non saremo mai italiani d’Europa fino a quando non ci sarà un vero spirito democratico superiore alla burocrazia europea.
L’idea di Italia
Ma non esiste un’Europa senza le sue nazioni: le nazioni prive di unità sono come navi lasciate alla deriva. L’unità è data da nazioni forti, libere ed eguali. Lincoln diceva che sono tre le cose che formano e consolidano una nazione: le sue leggi, i suoi cittadini, le eccellenze e le ricchezze che derivano dalla sua terra. La società che vogliamo getterà le sue fondamenta su queste tre caratteristiche chiave: giustizia e uguaglianza di fronte alla legge, entrambe con l’obiettivo di trattare l’umanità sempre come fine e mai come mezzo, massima kantiana che deve diventare legge universale.
Civiltà, solidarietà e partecipazione rappresentano invece il nucleo di una comunità e lo spirito del cittadino, al quale devono essere garantiti diritti ma deve essere richiesto anche il rispetto dei doveri: questi ingredienti rappresentano la vita dinamica di una nazione e, uniti insieme, accendono la scintilla che dà vita alle comunità in cammino verso una mèta condivisa; infine la ricchezza delle nazioni è data dalle sue peculiarità: tutelare, sostenere e promuovere i suoi prodotti e le sue eccellenze, il proprio genio umano e intellettuale e le proprie imprese. Ciò può essere raggiunto solo se vi è garanzia di una politica solida e forte, controbilanciata al suo interno da una maggioranza robusta che governa e un’opposizione intransigente che pone limiti e paletti. Se vi è, in buona sostanza, garanzia di una politica eretta sulle idee e sul pragmatismo, realista e convinta che la creatività e l’intelligenza vincano sulle ideologie. Al centro degli ideali politici consideriamo i cittadini con i loro bisogni e non l’elettore con le sue richieste particolari.
L’idea di Italia, dunque, è l’idea di un Paese forte e governabile, custode delle sue eccellenze, cultore della legge e aperto a una politica attiva e partecipata.
L’idea di città
Al tempo stesso proponiamo alle città una nuova sfida: saper cogliere l’attimo in questo mondo che cambia, ponendo al centro del nostro domani città vitali e attrattive. Il contesto storico appare chiaro: nel mondo, in Europa, in Italia, ha preso avvio una nuova epoca. Viviamo un mondo globale le cui distanze ogni giorno si riducono. In questo mondo che cambia le città sono chiamate a una scelta di campo: restare ferme subendo il progresso altrui, oppure investire tempo ed energie dimostrando di potere e sapere essere protagoniste del cambiamento. Il mondo delle attività, della cultura e dell’economia si espande: alle città la scelta di restare piccole rischiando di scomparire, oppure essere pioniere di un nuovo modello in cui l’attrazione rappresenta l’occasione di riscatto e di sviluppo.
Una città, poi, è il “riflesso di tante storie”. Perciò a uno sviluppo sul piano internazionale deve corrispondere uno sviluppo interno assolutamente coerente con l’insieme di queste storie. Il cammino che ci proponiamo è di migliorare la qualità della vita e la qualità urbana, opponendoci allo stravolgimento urbano e alla cementificazione fine a se stessa. Se vogliamo essere competitivi all’esterno dobbiamo essere attrattivi, sostenibili, equilibrati e inclusivi all’interno. Una città, infine, vale più dei suoi palazzi e delle sue strade, della sua burocrazia e dei suoi confini territoriali: è un insieme di modi d’essere, di storie vissute e raccontate. Nella cultura, nello sviluppo urbano, nella mobilità, nel commercio e nei servizi preserviamo le tradizioni, i sentimenti e i costumi.
È questo il nostro momento, è il tempo delle città come motore di sviluppo delle nazioni e dell’Europa. Lo abbiamo visto intorno all’anno mille e nei tre secoli successivi. Lo vediamo ancora oggi sotto una chiara e potente luce. Oggi l’Europa è l’Europa delle città, delle aree vaste, delle regioni ricche e prospere.
L’idea di società
Noi vogliamo una società che non dimentichi nessuno e nella quale la valorizzazione delle competenze e delle potenzialità ritorni a essere strumento principe della crescita sociale. È possibile e necessario valorizzare talenti e meriti salvaguardando le esigenze dei più deboli: l’uguaglianza è nei diritti e nelle possibilità, la differenza è nel genio e nell’intuizione. L’aiuto e la vicinanza (delle Istituzioni come dei singoli o delle associazioni) diventano un dovere giuridico e morale, l’assistenzialismo un rischio da evitare. Senza lasciare indietro nessuno. In campo economico e sociale non è la crescita il mantra, ma lo sono lo sviluppo e la sostenibilità. Pubblico e privato devono e possono collaborare al progresso economico e umano della società promuovendo il benessere individuale e quello collettivo. Infine è necessario far ripartire le forze produttive del Paese e ridare slancio all’occupazione, soprattutto quella giovanile. L’argine agli estremismi, ai populismi e all’aggravarsi della disuguaglianza è dato dai giovani che culturalmente ed economicamente hanno la possibilità di autodeterminarsi. Oggi in Italia registriamo un profondo disagio giovanile: quando i giovani perdono l’entusiasmo di cambiare il mondo, o quando la società non dà loro gli strumenti per farlo, abbiamo una crisi irreversibile di tutto il sistema. Gli anticorpi per prevenire questa deriva sono politiche strutturali coraggiose rivolte ai giovani che dovranno essere centrali nell’agenda politica. Cruciale al tempo stesso è la dignità del lavoro, sancita dalla Costituzione, in ogni sua espressione e forma.
La società, infine, sta attraversando un’età di mezzo in cui vi è totale assenza di qualsiasi riferimento solido e valoriale. È la cosiddetta società liquida descritta e teorizzata dal sociologo Bauman, in cui le persone, per citare Umberto Eco, “sanno bene cosa non vogliono ma non che cosa vogliono”, in cui la protesta verso la forma Stato o i partiti spesso non è seguita da una proposta, e dove il potere dello Stato è fiaccato e reso sterile da forze private, sovrastatali e multinazionali. La società non ha riferimenti né guide, disorientata e disturbata dal “consumismo fine a se stesso”. E’ necessario comprendere la portata del fenomeno e ripensare al modello di società che vogliamo, riportando nella giusta dimensione il ruolo essenziale dell’educazione: la scuola, la famiglia, le istituzioni con un rinnovato modello di civismo locale e i centri di aggregazione culturale possono rappresentare un antidoto alle incertezze e alla perdita di orientamento e di senso; la sacralità delle tradizioni, il valore della storia e delle proprie radici culturali, l’importanza di vivere la città con spirito civico e partecipativo costituiscono la chiave di volta per un ribaltamento dell’attuale paradigma. La crisi del concetto di comunità porta all’individualismo e alla rassegnazione, è perciò di vitale importanza ripensare ai valori fondanti, farli propri e trasmetterli alle nuove generazioni.
Imperativo: osare
L’imperativo è: osare cambiare. Il tempo di ognuno di noi è limitato, perciò possiamo scegliere se impiegarlo al meglio vivendo pienamente e compiutamente, oppure decidere di donare la nostra vita, le nostre scelte, i nostri ideali a chi prenderà le decisioni per noi. Possiamo ribellarci non affogando i nostri sentimenti nella pigrizia mentale, oppure rassegnarci al mondo così com’è. Possiamo vivere le nostre vite, oppure vivere le vite degli altri. Possiamo, infine, attivarci, organizzarci, contarci per cambiare le storture della società, oppure limitarci a dire che il mondo è cattivo e sbagliato. A noi è sempre data una scelta, ma non c’è niente di illuminante nel decidere di non scegliere. Chiedetevi che cosa potete fare per il vostro Paese è la massima di chi ha scelto di provarci. Ci vuole tempo, ci vuole pazienza, serve costanza e coraggio. Molte volte si cadrà, molte altre penseremo di rassegnarci. È il prezzo che si paga mettendosi in gioco. Ma ogni sacrificio vale una intera vita vissuta alla finestra in attesa che il mondo cambi da sé. Organizziamoci, allora, e cominciamo da un primo passo in questo cammino, perché c’è bisogno di tutti.
Come diceva Seneca: “Non perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che sono difficili”. Allora osiamo.
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